L'Ordine agostiniano, sant'Agostino e il Rinascimento italiano
Un libro di Meredith Gill
Meredith Gill, più di dieci anni fa, ha scritto un libro dal titolo: Sant'Agostino nel Rinascimento italiano, la sua presenza nell'arte e nella filosofia da Petrarca a Michelangelo (Augustine in the Italian Renaissance: Art and Philosophy from Petrarch to Michelangelo, New York: Cambridge University Press, 2005). L'autrice afferma che Agostino è sempre stato nel corso dei secoli un personaggio onnipresente, autorevole e familiare. Ma è soprattutto con l'Ordine agostiniano che la sua presenza affascina e conquista gli uomini del Rinascimento italiano, del quale l'autrice è una profonda conoscitrice.
Quando Alessandro IV nel 1256 dà vita all'Ordine agostiniano, Agostino diventa il paradigma attraverso cui si misurano la vita e il pensiero, le aspirazioni spirituali e le fantasie creative di una nuova schiera di persone che ne imitano la vita. L'autrice cita lo storico agostiniano Balbino Rano, il quale spiega come l'Ordine agostiniano ricerchi un legame stretto con Agostino con più grande interesse e con molta più urgenza rispetto a qualsiasi altro Ordine. La ragione di ciò è che l’Ordine agostiniano aveva nel suo fondatore non una persona fisica, ma una persona morale, giuridica o mistica. Gli Agostiniani iniziarono a focalizzare su sant’Agostino tutto l’entusiasmo, la devozione, la venerazione, l’imitazione e il discepolato dottrinale che i membri degli altri Ordini indirizzavano immediatamente ai loro fondatori.
Agostino non vive più nel mondo che aveva creato. Dopo la sua morte incomincia a vivere nell'immaginazione e nella vita dei suoi seguaci. Inoltre Agostino ha lasciato in eredità un patrimonio enorme di scritti ed è inevitabile che il suo pensiero acquisti significati e rappresentazioni differenti a seconda delle epoche che lo incontrano. Tra Agostino e gli Agostiniani stessi ci sono oltre 800 anni di distanza, tanto che è logico chiedersi se Agostino sia mai stato agostiniano.
Secondo l'autrice, l'Ordine agostiniano è il filo rosso che ha giocato un ruolo fondamentale nella formazione della cultura cristiana del Rinascimento. É all'Ordine che si deve l'accoglienza e l'influenza di Agostino su pensatori e umanisti come il Petrarca e quelli venuti dopo di lui. Ed è un fatto ben noto che Petrarca avesse con sé una copia delle Confessioni quando salì il Monte Ventoux, copia donatagli dall'amico agostiniano Dionigi da Borgo San Sepolcro. L'incontro del Petrarca con Agostino dà luogo ad un abbinamento straordinariamente acuto della ricerca di Dio, e l'ascensione del poeta sul Monte Ventoux diventa metafora per il viaggio dell'anima fino alle altezze di Dio. Ne risulta che Agostino è percepito presso gli Umanisti come un ponte percorribile tra mondo classico e cristianesimo, esempio di intellettuale che salva in sé la verità classica e la verità cristiana.
In questa cornice Meredith Gill inserisce la sua originalissima lettura delle opere d'arte. L'Ordine religioso che lo rivendica come fondatore ha sponsorizzato diversi grandi cicli sulla vita del santo. L'autrice, che è una esperta storica dell'arte italiana, va a scovare in essi la presenza di Agostino, le sue impronte negli interstizi della poesia e della pittura, della teologia e della filosofia.
L'autrice passa quindi in rassegna l'iconografia della tomba di s. Agostino a Pavia, le decorazioni (in gran parte distrutte) del Guariento nel palazzo dei Carrara a Padova, l'opera di Bartolo di Fredi a Montalcino e di Ottavio Nelli a Gubbio, fino alla decorazione di Benozzo Gozzoli a San Gimignano. E per finire, nell'ultima parte del libro, l'autrice espone l'influenza della filosofia e della teologia di s. Agostino nell'elaborazione del vasto progetto pittorico della Cappella Sistina. Le menti e i pensieri di Agostino, di Michelangelo e di Egidio da Viterbo, l'agostiniano il cui intervento probabilmente fu decisivo nella stesura dell'impianto iconografico, convergono qui e si fondono in un insieme che esalta in modo stupefacente l'influenza del grande dottore della Chiesa nel secolo d'oro dell'arte italiana.
p. Mario Mattei osa