Pubblicazione della Biblioteca Egidiana di Tolentino
L'inventario del Convento di san Nicola dell'anno 1849
Rossano Cicconi, Le demaniazioni della Repubblica Romana del 1849 e l’inventario del convento di San Nicola di Tolentino, Monografie Storiche Agostiniane (Nuova Serie, 11), Biblioteca Egidiana, Tolentino 2016, pp. 108.
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Dalla prefazione di p. Rocco Ronzani:
L’autore si è lungamente interessato alla storia della società civile e religiosa marchigiana e ha dedicato studi specifici alle vicende plurisecolari dell’Ordine eremitano di sant’Agostino nel Piceno; tra i suoi numerosi contributi ricordo la presentazione della figura di san Nicola da Tolentino († 1305) a partire dalle fonti processuali e una ricerca pionieristica sulle relazioni dei conventi agostiniani delle Marche per la soppressione delle piccole comunità religiose decretata da Innocenzo X Pamphili († 1655), un’indagine confluita nel volume Insediamenti agostiniani nelle Marche del XVII secolo. Le relazioni del 1650 e la soppressione innocenziana (Biblioteca Egidiana, Tolentino 1994) che ha aperto la strada a ricerche analoghe, a censimenti più dettagliati e a pubblicazioni storico-artistiche sulle presenze dell’Ordine agostiniano nella regione adriatica e in altre aree italiane.
Lo studioso, nella presente pubblicazione, accolta nella nuova serie della collana delle Monografie storiche agostiniane, presenta in modo dettagliato ed esaustivo un inventario di beni mobili ed immobili degli agostiniani di Tolentino, redatto in occasione della soppressione dei religiosi e della demaniazione dei loro beni – decretata «In nome di Dio e del Popolo» – durante la seconda Repubblica romana (9 febbraio - 4 luglio 1849).
Il documento, conservato presso l’Archivio di Stato di Roma (Camerale III, Tolentino, busta 2341) e in copia presso l’Archivio storico del convento di Tolentino (segnatura 38/5, ff. 1-112), è uno strumento per fotografare lo stato del cenobio agostiniano a metà del XIX secolo. All’epoca il convento tolentinate era ancora un centro religioso di primissima importanza nell’Ordine e conservava un tenore ragguardevole di vita, malgrado le molteplici spoliazioni e demaniazioni succedutesi nell’arco di pochi decenni: durante la Repubblica romana del 1798-1799 e, soprattutto, in seguito alle leggi di soppressione del Regno italico di Napoleone del 1808-1810. Dieci anni dopo la demaniazione oggetto del documento pubblicato, una nuova soppressione colpirà il convento nel 1861, a un anno circa dall’annessione delle Marche al nuovo Regno di Vittorio Emanuele II († 1878).
Il documento ci fa ripercorrere le lunghe e faticose giornate della commissione del demanio di Macerata incaricata di redigere l’inventario di tutti beni del convento tolentinate, visto che i frati ai quali era stato ingiunto di farlo se ne guardarono bene, probabilmente per non unire al danno anche la beffa! Il meticoloso inventario elenca tanti beni, dalle opere d’arte, compresa una tela del Guercino († 1666), alla «cazzarola di rame con suo coperchio» della cucina e ancora a una teoria infinita di oggetti di uso quotidiano; infine vengono censiti i capi di bestiame – bovi aratori, vitelli, cavalle e scrofe – delle proprietà rurali degli agostiniani. Dall’inventario emerge il rispetto dei funzionari del demanio per oggetti «in venerazione», l’eventuale vendita dei quali avrebbe senz’altro ferito la sensibilità popolare e turbato l’ordine pubblico; è il municipio tolentinate che in questi casi subentra nella proprietà per garantire la fruizione e il culto da parte della popolazione: accade per la Cappella delle Sante Braccia, ma anche per la Sant’Anna del Guercino, pur essendo collocata in una cappella di giuspatronato della famiglia Benadduci alla quale di diritto apparteneva.
Meno dettagliata – rileva Cicconi – è la sezione dedicata al patrimonio librario della biblioteca, che pure occupò i commissari per circa sei ore il 14 aprile e alcune ore il lunedì successivo. Probabilmente l’impegno di andare per il sottile sarebbe stato troppo gravoso e dalla vendita dei libri la Repubblica, bisognosa di fondi per sanare il debito pubblico e le spese per la difesa, non avrebbe certamente ricavato che qualche misero guadagno. Incuriosisce il fatto che i frati agostiniani della congregazione osservante di Lombardia, zelanti custodi e promotori del centro religioso tolentinate dal XV secolo, non avessero a disposizione un inventario della biblioteca, che aveva acquisito nel corso del ‘700 un consistente fondo librario dal convento romano di S. Maria del Popolo, anch’esso pertinente all’osservanza lombarda. Non è improbabile che, date le congiunture tanto speciali, i frati avessero occultato volutamente gli inventari esistenti dei beni, compreso quello della «Libreria». Attualmente l’archivio di S. Nicola conserva diversi inventari più o meno completi anteriori al 1849, ma in nessuno di essi si fa menzione dei libri.
Al di là delle notizie, dei dettagli sapidi e degli stati d’animo delle parti in causa, quelli degli agostiniani e della meticolosa commissione demaniatrice, che Cicconi nella sua introduzione ben coglie dietro il contegnoso rispetto reciproco delle parti, questo documento è anzitutto un prezioso tassello che arricchisce la conoscenza del turbolento periodo repubblicano e offre un contributo alla più vasta indagine sui rapporti tra la Chiesa e la modernità che furono ampiamente determinati da queste dolorose ferite.
p. Rocco Ronzani, OSA