Percorsi Agostiniani VII/13 - 2014
E' in distribuzione il numero della rivista "Percorsi Agostiniani" VII/ 13 (Luglio-Dicembre 2014).
Ecco il sommario del numero:
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R. Onesti: Agostino e la partecipatio in idipsum. Sintassi di una relazione a partire dalle Enarrationes in Psalmos, pp. 5-37.
Il presente contributo intende indagare, per la prima volta in maniera sistematica, il modo in cui Agostino affronta e risolve l’aporia platonica della partecipazione del sensibile all’intelligibile. Per conseguire questo obiettivo si è cercato di definire l’identità dei tre elementi chiamati in causa dalla partecipazione: il soggetto partecipante, l’oggetto partecipato e la relazione stessa di partecipazione. L’indagine si concentra sulle occorrenze di Sal 121,3: Cuis participatio eius in idipsum, presenti in modo preponderante nelle Enarrationes 121, 124 e 146 e, marginalmente, nel libro III del De Trinitate. La soluzione viene trovata nel concetto di creazione a immagine e somiglianza dell’uomo rispetto a Dio. Esso da un lato preserva l’esemplarismo platonico, permettendo così la partecipazione, e dall’altro salvaguarda la radicale alterità ontologica tra il creato e il Creatore, stabilendo una gerarchia in virtù del grado di mutabilità posseduto.
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M. Munegato: La Scriptura come auctoritas in Agostino: il caso dei sermoni Erfurt 2, 3 e 4 e le sue implicazioni ermeneutiche, pp. 38-53.
Il contributo espone i risultati di un lavoro sulle citazioni bibliche presenti nei discorsi Erfurt 2, 3 e 4 di Agostino. Dopo una breve contestualizzazione dei sermoni viene spiegata la prospettiva d’indagine basata sulla Sacra Scrittura e se ne indicano i vantaggi. Vengono perciò individuate la quantità e la qualità di citazioni bibliche che occorrono nelle prediche e se ne considera l’uso retorico: il loro ruolo nell’architettura di Erfurt 2 e l’uso di spiegare la Scrittura con la Scrittura in Erfurt 3 e 4. Si passa quindi a mostrare come le citazioni possano essere strumento di indagine intertestuale e di ricerca delle fonti. Sono studiati i rapporti dei sermoni con le altre opere latine, precedenti o coeve, che presentano le stesse citazioni e vengono cercati possibili modelli per Agostino. Di questa indagine vengono dichiarati sia il metodo scelto sia i risultati ottenuti e la loro interpretazione. L’articolo termina con la ricapitolazione delle conclusioni sortite.
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M. Bertolini: L’usignolo e la cicala. Note sull’affetto musicale e la sua misura, pp. 54-69.
Partendo dalla musica per la canonizzazione di Tomás de Villanueva (1° novembre 1658), l’Autore si sofferma su un’idea di musica d’impronta pitagorico-platonica, che costituisce ancora parte integrante del dibattito teologico e sonoro postridentino. La Riforma impone la ridefinizione del ruolo della musica nella liturgia, il concilio di Trento bandisce un’imprecisata «impurità musicale» dalla messa e con essa parodie e strumenti; tuttavia la raccomandazione trova presto una deroga. L’intelligibilità testuale convive con l’intreccio delle qualità umorali della polifonia e i musicisti di Cinque e Seicento isolano ancora il divenire musicale nella qualità aritmetica di forme astratte (canoni) inaccessibili all’orecchio. L’indagine si incentra sugli effetti della musica antica e sul complesso rapporto fra poesia e melodia, mostrando come ai musicisti prema più muovere l’affetto che porvi un limite.
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N. Ciampelli: Le carte moderne della provincia marchigiana. Il convento agostiniano di Mondolfo durante la Repubblica Romana, pp. 70-85.
Il presente contributo si propone di illustrare il contesto storico sulla realtà conventuale della famiglia agostiniana in una regione emblematica dell’Ordine, quella della Marca Anconitana, nel periodo travagliato della prima dominazione napoleonica del 1798, identificando alcuni aspetti caratteristici che hanno portato non solo alla formazione della Provincia marchigiana, ma anche alla presenza degli agostiniani in questi territori, accertata fin dal XII secolo. Si è cercato di approfondire, attraverso il supporto di fonti archivistiche inedite, rinvenute nel fondo Repubblica Romana I (1798-99) conservato presso l’Archivio di Stato di Roma, e ulteriori repertori bibliografici, le relazioni intrattenute da un particolare convento, quello di Mondolfo, con l’occupante francese. Mondolfo si distinse come modello di accoglienza, condotta zelante dei suoi religiosi, perfetta integrazione comunitaria e fraterno sostegno alla popolazione cittadina.
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E. Bini: Le Sante Braccia di san Nicola da Tolentino nei carteggi medicei (1698-1704), pp. 86-117.
Nell’ambito del culto a san Nicola da Tolentino (1245-1305), si può notare il sorgere del singolare fenomeno della effusione del sangue dalle braccia del santo, a partire dal 1345 fino al 1700. Il rinnovarsi nel tempo del fenomeno suscitò un considerevole interesse in tutta Europa, perché le effusioni del sangue vennero interpretate come annuncio di sciagure per l’intera cristianità. Per questo motivo si potrà vedere come il miracolo fu vissuto nel biennio 1698-1700, da parte di un devoto del santo di Tolentino, il granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici, mediante lo studio del suo carteggio con gli agostiniani, custodi del santuario, tra i quali il priore Carlo Giuliano Ferrucci, che a partire dal 13 ottobre 1698 inviò a Firenze minute descrizioni del singolare fenomeno.
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I. Tozzi: Colligite fragmenta. Un progetto di recupero per il monastero di san Giovanni Evangelista a Leonessa, pp. 118-129.
L’articolo ricostruisce la storia del monastero agostiniano femminile di san Giovanni Evangelista a Leonessa, fondato nel XIII secolo e soggetto all’autorità del Vescovo di Rieti. Nel 1612 le monache si trasferiscono intra moenia, in una nuova sede individuata a pochi passi dalla porta Spoletina. La soppressione murattiana, nel 1809, provocò per breve tempo l’allontanamento delle religiose, ma nel 1820 la vita in monastero riprese con rinnovata serenità e fiducia. Più gravi furono, dopo il 1866, gli effetti delle soppressioni postunitarie: il monastero agostiniano fu requisito dal governo del Regno d’Italia e le religiose furono costrette a trasferirsi presso il monastero delle Clarisse di Santa Lucia. Quanto rimaneva degli arredi, dei dipinti e degli oggetti di uso liturgico è stato posto in sicurezza presso il deposito del Museo diocesano di Rieti.
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R. Ronzani: L’erudizione dei Maurini a servizio dell’edizione e dello studio dei Padri della Chiesa, pp. 130-136.
Il volume Vita di sant’Agostino d’Ippona, curato da p. A. Lombardi, comprende la vita di sant’Agostino di Possidio e quella redatta dai Maurini nel corso del XVII secolo. I 354 brevi articoli relativi alla vita di Agostino del volume tredicesimo delle memorie di Tillemont furono senz’altro un punto di partenza per il lavoro dei Maurini, la cui opera è degna di memoria per il servizio reso allo studio del cristianesimo antico e del pensiero patristico.
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V. Grossi: La Nuova Evangelizzazione. Indicazioni da sant’Agostino e da papa Francesco, pp. 137-150.
La riflessione vuole enucleare il tema della «Nuova Evangelizzazione» nei termini della nostra volontà di cogliere e di far cogliere l’intrinseca caratterizzazione dell’azione salvifica di Dio, che è data appunto dalla sua «novità». Per cogliere tale novità siamo guidati dalle Sacre Scritture, e in particolar modo da S. Agostino e dalla tradizione dell’Ordine agostiniano, per poterci oggi adeguare al linguaggio e all’immagine di Chiesa promossa da papa Francesco.
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