Un piccolo neofita Agostiniano? Edgardo Mortara, da bambino ebreo a prete cattolico

La nuova produzione cinematografica di Spielberg riporta alla ribalta un caso storico

Un piccolo neofita Agostiniano? Edgardo Mortara, da bambino ebreo a prete cattolico

“Allorché venni adottato da Pio IX, tutto il mondo gridava che ero una vittima, un martire dei gesuiti. Ma, ad onta di tutto ciò, io, graditissimo alla Provvidenza che mi aveva condotto alla vera famiglia di Cristo, vivevo felicemente in San Pietro in Vincoli ...” (Padre Pio Maria Edgardo Mortara, Relazione al Katholikentag, Würzburg, 1893).

Così scriveva, in merito al suo “caso”, Edgardo Levi Mortara, nato nel 1851 a Bologna, all’epoca città dello Stato pontificio, e morto con il nome religioso di padre Pio Maria nella canonica di Bouhay, vicino a Liegi in Belgio, nel 1940.

Sul cosidetto “caso Mortara” si è scritto molto, fin da quando, contro la volontà dei genitori di religione ebraica, egli fu battezzato perché ritenuto in fin di vita dalla domestica di famiglia che era cattolica. Il bambino fu allora sottratto con la forza alla famiglia dalle autorità e fu educato alla fede cattolica in collegio romano. Inutile dire che la vicenda si svolse nel clima forte di tensione tra Chiesa e società civile che caratterizzò il Risorgimento italiano e l’Europa del XIX secolo e che influenzò notevolmente l’interpretazione dei fatti.

Con la regia di Spielberg oggi il celeberrimo caso umano del bambino ebreo è diventato un film, ispirato dal romanzo di David I. Kertzer, autore tra l’altro del medaglione di Mortara nel Dizionario Biografico degli Italiani (vol. 77, 2012).

Il caso del bambino ebreo oggi sarebbe un vero e proprio reato, nelle nostre democrazie europee (ma purtroppo non in tutto il mondo, dove ogni giorno si commettono sistematiche e gravissime violazioni dei diritti umani, compreso il diritto alla libertà religiosa).

Negli ultimi centocinquant’anni molto è cambiato nella nostra società e anche nella vita della Chiesa e l’impossibilità di un nuovo caso Mortara è da ascriversi non soltanto – come è stato scritto – al “mutato rapporto di forza tra Chiesa e società civile e dalla scomparsa di uno stato temporale”. Non c’è stato soltanto un mutato rapporto di forza, ma è nato anche un nuovo rapporto tra Chiesa e società, un rapporto impostato sul rispetto e sulla sincera collaborazione con ogni uomo e con tutte le religioni. C’è stato un sussulto di coscienza, della coscienza evangelica. Nessuno oggi (almeno lo speriamo) interpreterebbe le norme canoniche che riconoscono la liceità del battesimo amministrato contro la volontà dei genitori e il diritto della Chiesa di educare cristianamente i suoi fedeli nei termini in cui lo interpretarono autorità e gendarmeria dello Stato pontificio del XIX secolo!

Agli appassionati di Spielberg che riempiono in questi giorni il web bisogna però fare le pulci, specie in merito alla loro cultura storico-religiosa, per dovere di quel buon esercizio critico che è il fondamento di una società sana e creativa. Il piccolo neofita Mortara, infatti, non fu mai un agostiniano e non è vero che He (cioè Mortara) went on to become a priest in the Augustinian order. E lo stesso Mortara a ricordarci egli viveva a San Pietro in Vincoli, la chiesa romana celebre per il Mosé di Michelangelo e la tomba di Nicolò Cusano. Tutti a Roma sanno, o dovrebbero sapere, che è la sede storica dei Canonici regolari lateranensi, che seguono la regola di sant’Agostino dai secoli XI-XII almeno, e non dell’Augustinian Order che è un altro ordine religioso, un ordine mendicante come quelli dei Francescani e Domenicani, nato tra il 1244 e il 1256. Ieri come oggi cambiano tante cose, per fortuna, nella Chiesa e nella società civile, purtroppo l’ignoranza del pamphlettismo dilettantistico non cambia mai!

 

Rocco Ronzani

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